Teatro

Mariangela D'Abbraccio e la sua 'ossessione' per il teatro

Mariangela D'Abbraccio e la sua 'ossessione' per il teatro

Gli inizi della carriera con Giorgio Albertazzi e poi le "grandi prove eduardiane", nella Compagnia di Luca De Filippo. Accanto al teatro, anche la musica, soprattutto il repertorio musicale - meno conosciuto - scritto da Totò; Mariangela D'Abbraccio racconta a Teatro.it il suo percorso artistico, anticipando interessanti novità per la prossima stagione.

Non è ancora il momento di una pausa per l'attrice e cantante Mariangela D'Abbraccio, che in questa stagione ha girato l'Italia con due spettacoli e subito dopo Pasqua sarà al Teatro Vittoria di Roma con un testo di Dacia Maraini, riadattato per il teatro. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua - non ancora terminata - stagione teatrale e lei, con grande passione e disponibilitò, ha fornito anche qualche importante anticipazione dei suoi impegni futuri sul palcoscenico. Si confronterà per la seconda volta, questa volta come protagonista, con il più celebre testo di Eduardo: Filumena Marturano, accanto a Geppy Gleijeses (Domenico Soriano), debutto nella prosa della regista Liliana Cavani.

Ci racconta la sua stagione teatrale?
Ho concluso a Torino la prima stagione della commedia di Jordi Galceran, Cancun, partita ad ottobre. Nel frattempo c’è stata anche la ripresa di Dopo il silenzio, un testo del presidente del Senato, Pietro Grasso, con Sebastiano Lo Monaco e la regia di Alessio Pizzech. E adesso mi aspetta invece, a Roma, Teresa la ladra, un famoso romanzo di Dacia Maraini, riadattato per il teatro, musicato totalmente da Sergio Cammariere. Un piccolo musical, o forse uno spettacolo di teatro-canzone; anche la stampa non ha mai saputo definirlo con esattezza. Viene ripreso per la terza stagione e saremo al Teatro Vittoria dal 29 marzo al 3 aprile.

Guardando la commedia Cancun, si ha l’impressione che possa essere affrontata attraverso vari livelli interpretativi. Qual è il punto di vista del personaggio che interpreta e come si è preparata a questo ruolo?
Si tratta di un testo interessante, perché parte da una situazione di commedia per poi arrivare – per quanto riguarda il mio personaggio – a momenti anche drammatici, di perdita di realtà. Io penso che questa pièce racconti come noi possiamo determinare, con un piccolo gesto, il nostro destino, che poi ci può piacere oppure no. Confessare quale fosse il desiderio del mio personaggio, Francesca, vent’anni prima, l’ha portata in un’altra dimensione e lì si è fermata, mentre tutti gli altri personaggi vivono una realtà diversa dalla mia, mentalmente parlando.

Il pubblico capisce dal racconto dei personaggi l’influenza che ha avuto il gesto di Francesca sulle vite di tutti i protagonisti. Come si legano le loro dinamiche con la perdita di realtà a cui ha accennato?
Ogni personaggio in questa pièce si rimprovera comunque qualcosa che non ha fatto o che avrebbe potuto fare. Addirittura anche Giovanni (il personaggio interpretato da Giancarlo Ratti) che io sento essere mio marito, osservando la mia determinazione, a un certo punto confessa alla sua moglie “reale” (Nicoletta Della Corte) di non averla mai amata e di aver provato qualcosa sempre e solo per Francesca.
Cancun diventa dunque un luogo fuori dal mondo, dove tutti possiamo esprimere i nostri desideri nascosti, le cose che non ci siamo mai detti o che comunque non diremo mai perché non le pensiamo fino in fondo. Capita che quando qualcuno confessa delle verità davvero toccanti, si scatena qualcosa nella psiche umana che ti porta a non essere te stesso fino in fondo ed è impossibile da razionalizzare.

Nella sua carriera, almeno a livello teatrale, ci sono delle circostanze che “ritornano”; ad esempio, Cancun non è il primo lavoro in cui lei viene diretta dal regista Marco Mattolini.
No, con Marco ho fatto delle cose molto importanti, che hanno anche segnato una svolta nel mio percorso artistico. Ha diretto Sunshine, una commedia andata in scena a Spoleto, quando io ero proprio agli inizi. Da lì è partita la mia “indipendenza teatrale: mentre prima avevo lavorato dividendo il palcoscenico con Giorgio Albertazzi o all’interno della compagnia di Luca De Filippo, Sunshine mi è servito proprio per “camminare con le mie gambe”, alternando magari stagioni con persone che pensavano a me per alcuni progetti. Sunshine fu anche il primo spettacolo che mi fece riavvicinare alla musica, dopo una mia esperienza anche abbastanza intensa, quando ero ragazza.
Ricordo Il cuore di Totò, che era uno spettacolo totalmente dedicato alla musica che Totò ha lasciato: noi conosciamo principalmente Malafemmena, ma lui ha scritto almeno una quarantina di canzoni. Il lavoro è poi diventato un progetto discografico importante, distribuito dalla Sony Music. E’ venuto fuori anche che io sono l’interprete che ha cantato e registrato le canzoni di Totò, in Italia e nel mondo.

Lei è stata diretta anche da Arturo Brachetti in uno spettacolo.
Sì, ed ero anche in scena con lui. E’ stata un’esperienza fantastica e Arturo è un personaggio abbastanza unico e divertente. All’epoca, lui ancora non era valorizzato in Italia, era costretto quasi sempre a fare l’attore, inserendo nelle piece le sue trasformazioni. Io ancora oggi non capisco come faccia a trasformarsi in tutti quei personaggi!

Anche il Festival di Spoleto e il personaggio di Filumena Marturano sono elementi ricorrenti nella sua carriera.
Dopo una breve pausa, inizieranno le prove per il debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto, di Filumena Marturano, insieme a Geppy Gleijeses (1° luglio): sarà la prima regia teatrale di Liliana Cavani e la mia quinta volta a Spoleto con uno spettacolo. Forse sono stata l’unica donna a recitare due personaggi diversi di Filumena Marturano: nella versione diretta da Egisto Marcucci, con la grande Valeria Moriconi, ero Diana, l’amante di Domenico Soriano.

E’ già possibile indicare un periodo di distribuzione dello spettacolo?
Il primo anno saremo in tournée da ottobre fino a febbraio; la stagione successiva (2017/2018), invece, la copriremo tutta. Partiamo dal Teatro Quirino di Roma ed è prevista anche una tappa a Torino. E’ prevista anche una ripresa di spettacoli come Cancun e Dopo il silenzio, nella seconda parte della stagione.

Un’ultima domanda: un’artista come lei, attrice e cantante, che vive dunque molteplici aspetti della realtà del palcoscenico, che rapporto ha con il teatro?
Il mio rapporto con il teatro è abbastanza forte e passionale, cioè io l’ho scelto, ne ero ossessionata, l’ho messo davanti al cinema e alla televisione, che non ho curato con la stessa passione.
Io penso che quando si canta si è più “scoperti”, c’è sempre un personaggio, ma ti “nasconde” di meno e arrivi al pubblico (e piaci) per come sei realmente e non per quello che rappresenti.

A Mariangela D’Abbraccio le più vive congratulazioni dalla Redazione di Teatro.it per questa nuova “prova eduardiana”, accanto a una fuoriclasse di cinema e tv come Liliana Cavani, al suo debutto come regista di prosa.